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Maria, tempio della Trinità

Rubrica religiosa > Guarda la Stella

Guarda la stella, invoca Maria

di SERGIO GASPARI

Maria, tempio della Trinità
  

«O Maria, Maria, tempio della Trinità. O Maria, portatrice del fuoco. Maria porgitrice di misericordia, Maria ricompratrice dell’umana generazione, perché sostenendo la carne tua nel Verbo fu ricomprato il mondo. [...].

«O Maria, mare pacifico, Maria donatrice di pace, Maria terra fruttifera. Tu, Maria, sei quella pianta novella dalla quale abbiamo il fiore odorifero del Verbo unigenito Figliolo di Dio, perché in te, terra fruttifera, fu seminato questo Verbo. Tu sei la terra e sei la pianta. O Maria, carro di fuoco, tu portasti il fuoco nascosto e velato sotto la cenere della tua umanità. O Maria vasello d’umiltà, nel quale vasello sta ed arde il lume del vero conoscimento, col quale tu levasti te sopra di te, e perciò piacesti al Padre eterno, onde egli ti rapì e trasse a sé amandoti di singolare amore. [...] Tu oggi, o Maria sei fatta libro, nel quale è scritta la regola nostra. In te è oggi scritta la sapienza del Padre eterno. In te si manifesta oggi la fortezza e libertà dell’uomo [...].

«A te ricorro, Maria, a te offro la petizione mia, per la dolce sposa di Cristo, dolcissimo tuo Figliolo e per il Vicario suo in terra, ché gli sia dato lume, sì che con discrezione tenga il modo debito atto per la riforma della santa Chiesa. Si unisca ancora il popolo insieme e si conformi il cuore del popolo col suo» ("Preghiere ed elevazioni" di santa Caterina, in Stefano De Fiores, A Colei che ci ascolta. Preghiere di tutti i secoli a Maria, Edizioni Monfortane, Roma 1983, 48-50).

Nel contesto del tempo ordinario, in riferimento alle solennità della Santissima Trinità (18 maggio) e del Corpo e Sangue di Cristo (25 maggio), ricorriamo ad una analfabeta popolana, però «maestra più che discepola»: santa Caterina da Siena (1347-1380), la santa del corpo e sangue di Cristo eucaristico ed ecclesiale, intimamente congiunti a Maria.

Cenni biografici. Caterina è morta ad appena 33 anni. Era analfabeta, ma i suoi scritti sono universalmente riconosciuti quale patrimonio letterario del Trecento italiano. Dichiarata patrona d’Italia nel 1939, dottore della Chiesa da Paolo VI nel 1970, e compatrona d’Europa nel 1999 da Giovanni Paolo II, Caterina dettava ai suoi segretari, che talvolta erano docenti universitari del tempo. Pio II nella bolla di canonizzazione del 1461 così sintetizzava la profondità dei suoi scritti: «Apparve maestra prima che discepola» (prius magistra visa est quam discipula). Non era molto attratta dal convento, ma per sfuggire al matrimonio si fece terziaria domenicana al secolo, entrando tra le Mantellate di Siena. Si sentiva guidata da Dio e di fatto lo era: Cristo le appariva spesso, con locuzioni e visioni continue, ed ella si affidava al Maestro senza esitazione, considerando le sue rivelazioni come norme immediate e assolute di comportamento. Così, tra lo stupore della città di Siena, si trovò presto ad esercitare un’attività politico-religiosa per pacificare l’Italia.

Santa Caterina sfata lo stereotipo, secondo il quale il mistico è una persona astratta, segregata dalla storia, incapace di incidere in essa tracce. In lei abbiamo la prova più lampante: giovane mistica, percorsa dallo Spirito di Dio, che la condusse non solo sui sentieri d’altura della spiritualità, ma la spinse anche sulla strada di Avignone prima (1376), e di Roma, poi (1378), per imprimere una svolta alla vita stessa del papato.

Nelle sue Orazioni brilla la passione per la riforma della Chiesa e il ritorno del Pontefice a Roma. Quando contempla la dolcissima Maria, Caterina non trascura di evidenziare la sua missione materna nella Chiesa, di appellarsi alla sua intercessione per l’unità dei cristiani, suoi «dilettissimi figlioli».

Maria tempio della Trinità. Nel glorificare la Vergine, Caterina ricorre a toni profetici e infuocati. In un susseguirsi di appellativi, ricchi di teologia e di amore filiale, Maria è presentata nella sua dignità di «tempio della Trinità»: terra fruttifera che fa germinare la carne del Verbo, portatrice del fuoco dello Spirito e libro della sapienza del Padre eterno.

Terra fruttifera. Maria è invocata quale germinatrice del «fiore odorifero del Verbo unigenito figliolo di Dio». In quanto sostenuta dal Verbo divino («sostenendo la carne tua nel Verbo») e genitrice della carne umana del Verbo, ella fa fiorire il frutto di salvezza che riscatta il mondo. Con l’incarnazione, Cristo si è fatto «tramezzatore» (mediatore) fra Dio e l’uomo, ma ciò non esclude la Madre mediatrice e corredentrice, che con il Figlio «ricompra l’umana generazione» nel dolore del suo cuore: «Cristo ricomprò (il mondo) con la sua passione e tu col dolore del corpo e della mente». In altri scritti Caterina presenta la Vergine come «un’esca posta dalla bontà di Dio a pigliare le creature che hanno in loro ragione».



Pianta novella della nuova primavera. «Tu, Maria, sei quella pianta novella». La Provvidenza di Dio che non abbandona la creatura, per sua misericordia, nel consiglio della Trinità, decide l’incarnazione del Verbo per salvarla, tramite Maria, pianta novella, dalla quale è spuntato Cristo, fiore purissimo dell’umanità nuova.

Caterina passa poi ad elencare le qualità divine di Maria: moltiplica le immagini e i simboli per esprimere le sue profonde intuizioni sul mistero della Madre, che nel suo grembo verginale nasconde l’umanità del Verbo, fuoco dell’amore del Padre: «In te, terra fruttifera, fu seminato questo Verbo. Tu sei la terra e sei la pianta. O Maria, carro di fuoco, tu portasti il fuoco nascosto e velato sotto la cenere della tua umanità!».

Vasello di Cristo luce. «O Maria, vasello d’umiltà, nel quale vasello sta e arde il lume del vero conoscimento, col quale tu levasti te sopra di te, e perciò piacesti al Padre eterno, onde egli ti rapì e trasse a sé amandoti di singolare amore».

Nella sua umiltà gradita a Dio, Maria è il vascello che fa ardere la luce intramontabile del Verbo, la stella mattutina che porta «nel mondo la luce vera, quella che illumina ogni uomo» (Gv 1,9), colei che «accese la luce divina» nel mondo intero (Akàthistos, stanza 21). La grandezza unica di Maria, per Caterina diventa motivo per presentarla come una calamita che attira i cuori a Cristo.

Maria fatta libro. «Tu oggi, o Maria, sei fatta libro, nel quale è scritta la sapienza del Padre eterno». Altrove Caterina parla di Maria «tavola che porge la dottrina». Con intuito sapiente ella scrive: «O Maria, dolcissimo amore mio, in te è scritto il Verbo dal quale noi abbiamo la dottrina della vita; tu sei la tavola che ci porgi quella dottrina» (Orazione 11,126). Tema, questo, tipico della patristica orientale. San Sofronio di Gerusalemme (VII secolo) aveva chiamato Maria «libro aperto di Cristo Sapienza del Padre»; «il volume senza macchia, nuovissimo e purissimo» (Germano di Costantinopoli, VIII secolo); «il libro scritto da Dio» (Andrea di Creta, VIII secolo); il «libro sacro dei comandamenti del Signore» (Teodoro Studita, IX secolo).

Portatrice del fuoco. Colei che trasmette lo Spirito trinitario del Padre e del Figlio, quindi ministra e madre della misericordia. «Porgitrice di misericordia» e «mare pacifico», Maria è «donatrice di pace». A lei Caterina si rivolgerà subito dopo a vantaggio dell’onore di Dio, la salute delle anime e la pacificazione dell’Italia.

La missione di Maria: «In te si manifesta oggi la fortezza e libertà dell’uomo». La dignità e la grandezza di Maria motivano la sua missione di interceditrice nella Chiesa corpo di Cristo. A lei Caterina rivolge una duplice petizione per ottenere la riforma della Chiesa, «dolce sposa di Cristo», e per il «Vicario suo in terra, ché gli sia dato lume, sì che con discrezione tenga il modo debito atto per la riforma della santa Chiesa», chiamata a conformare il cuore del popolo al cuore di Cristo.


Sergio Gaspari, smm

  

 
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