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Accetta le mie orazioni e propizia esaudiscimi

Rubrica religiosa > Guarda la Stella

Guarda la stella, invoca Maria

di SERGIO GASPARI

«Accetta le mie "orazioni"
e propizia esaudiscimi»
  


«Ricordati, o Vergine Maria, che non si è mai udito che alcuno sia ricorso al tuo patrocinio, abbia implorato il tuo aiuto, chiesto la tua protezione e sia stato abbandonato. Sorretto da tale confidenza ricorro a te, Vergine delle vergini, e mi umilio davanti a te, peccatore pentito; Madre del Verbo, accetta le mie preghiere e propizia esaudiscimi» (in Cei - Comitato nazionale per l’Anno mariano, In preghiera con Maria la Madre di Gesù. Sussidio per le celebrazioni dell’Anno mariano 1987-1988, Città del Vaticano 1987, p. 575).


Questa  preghiera non anteriore al sec. XV, che evidenzia la spiritualità mariana dei grandi secoli XI-XIV: è l’invocazione nota con il titolo Memorare, formula orante dell’icona bizantina, denominata la Theotokos Epìskpesis, "il soccorso sempre esaudito".

Il motivo è che il Memorare dottrinalmente richiama il ruolo di Maria mediatrice, presenta lo stile delle preghiere mariane orientali del primo millennio. Sostegno sicuro dei suoi figli devoti, la Vergine è la madre sempre pronta a soccorrere chi a lei ricorre, e l’avvocata propizia che non rifiuta il suo patrocinio al peccatore pentito.

Storia redazionale del Memorare. Comunemente si pensa che questa preghiera popolare (di immensa fiducia verso la Vergine e carica della fede filiale di quanti, recitandola nei secoli, si sono santificati), sia sgorgata dalla mente e dal cuore di uno dei più ardenti e illuminati servi di Maria: san Bernardo di Chiaravalle (+1153), di cui indubbiamente egli non rifiuterebbe la paternità.

Così pensano quasi tutti gli articolisti e scrittori mariani, ma non egualmente studiosi critici, come Arnaldo Lanz, Memorare, o piissima Virgo Maria (in Enciclopedia cattolica 8, 660-661), Emilio Campana, Maria nel culto cattolico, 1, Marietti 1933, 801-807; Giovanni Antonazzi, Maria dignitas terrae. Saggio storico-letterario sulla pietà mariana, Morcelliana 1996, 373; Stefano De Fiores, Luigi Gambero...

Comunque il testo del nostro Memorare trova espressioni simili in almeno due sermoni di Bernardo: «O Vergine beata, se dovesse esistere qualcuno che ti ha invocato nelle sue necessità e ricorda di essere stato da te trascurato, lasciamo pure che taccia sulla tua misericordia» (In Assumptione B. Mariae Virginis, Sermo IV, 8, PL 183, 428). Il testo latino recita: «Sileat misericordiam tuam, Virgo Beata, si quis est qui invocatam te in necessitatibus suis sibi meminerit defuisse». L’altro testo di san Bernardo è il discorso per l’Ottava dell’Assunzione (Sermo infra Octavam Assumptionis de 12 praerogativis B.M.V., PL 183, 432, cf 429-438).

Il nostro Memorare si trova quasi negli stessi termini, in tempi più remoti, anche tra i cristiani di Oriente: «Nemo ad bonitatem tuam confugit quin cito misericordiam consecutus sit», in alcuni testi liturgici greci dei sec. VIII-X, in un’omelia di Giovanni Damasceno (+ca. 750), dove leggiamo: «Propitia sis servorum tuorum, qui auxilium tuum implorant, deprecationibus... O tu Maria, cuius non repellitur intercessio, nec recusatur oratio» (Homilia in annuntiatione B.V. Mariae, PG 96, 646-647).


Padre Filippo Roothaan, preposito generale dei Gesuiti, fu un instancabile propugnatore del Memorare.

Nella forma attuale il Memorare non è anteriore al sec. XV. Originariamente esso faceva parte di un’orazione dal titolo Ad sanctitatis tuae pedes, dulcissima Virgo Maria, più lunga e con alcune differenze, rispetto al nostro testo. Il più antico documento che presenta la preghiera Ad sanctitatis tuae pedes... è l’Antidotarius animae del cistercense Nicola Saliceto di Strasburgo, pubblicato nel 1489.

Nel 1503 il Memorare appare già staccato dalla preghiera più ampia nell’Hortulus animae, pubblicato da J. Wellinger a Strasburgo. Un secolo più tardi il Memorare, ormai preghiera separata ed autonoma, trovava un apostolo zelante in Claude Bernard di Digione (+1641), detto "Il povero prete", che dopo una vita mondana, divenne ardente sacerdote mariano. Ora, uno degli strumenti più efficaci di cui egli si servì per convertire tante anime, sollevare tante miserie corporali, ottenere la grazia di una buona morte a peccatori incalliti, fu appunto il Memorare, preghiera divenuta ormai potente mezzo di conversione e fonte di innumerevoli prodigi.

Verso il 1640 il Memorare entrava a far parte di un’altra preghiera in onore di Maria "Vergine della pace". Ne fu autore il certosino Giacomo di Digione, probabilmente con la collaborazione di Claude Bernard. Questa preghiera, che incontrò largo favore, fu arricchita di indulgenze. Verso la metà del 1800 Filippo Roothaan, preposito generale dei Gesuiti, la diffuse con zelo instancabile, ottenendo da Pio IX nel 1846 larghe indulgenze, e la introdusse in una preghiera alla Vergine della pace: Ave, augustissima Regina pacis.

Presentazione. Il Memorare è tra le preghiere mariane più belle e popolari. Per diffusione e popolarità non è superata se non dall’Ave Maria. Richiama le orazioni o inni della letteratura italiana come san Francesco, Dante, Manzoni... Non è molto dissimile dalle antifone mariane liturgiche: Sub tuum praesidium, Alma Redemptoris Mater, Salve Regina, Ave Maris Stella. In quanto capolavoro di confidenza filiale verso la Vergine è affine al Sub tuum praesidium e a Sancta Maria succurre miseris: è il loro logico complemento. Per importanza di qualità e di notorietà, va considerato prima di altre preghiere, come la sequenza Stabat Mater, la corona dei sette gaudii, dei sette dolori, la Via Matris dolorosae... Come contenuti fa propria la sfida lanciata da san Bernardo a chiunque pretenda di provare che la Vergine non abbia accolto qualche sua richiesta. Difatti l’orante chiede apertamente: «Noli, Mater Verbi, verba mea despicere». È una santa sfida dettata da una fede indomita e da un amore che non conosce dubbi, cedimenti. Omaggio più pieno che mai si possa rendere alla potenza e bontà della Vergine, che non chiude mai l’orecchio al gemito dei miseri. Appoggiandosi a Maria, avvocata potente presso Cristo, fa capire che gli esseri umani possono e debbono rivolgersi a lei con fiducia illimitata. Sorretto da tanta confidenza l’orante ricorda alla Madre che la sua mediazione tra Cristo e i fedeli ha un segno distintivo: la misericordia, la pietà, la tenerezza materna.

Questa certezza pervade l’anima dell’orante, aprendolo ad una riconoscenza piena di tenerezza e alla gratitudine filiale. Così, mentre il fedele implorante si mostra ancora gemente e pentito dei propri peccati, si dispone con rinnovata pietà all’umile servizio di colei che propizia immancabilmente accetta le preghiere di ogni suo figlio.

Come preghiera il Memorare varca le frontiere del tempo e dei secoli, come stile risente del Rinascimento inoltrato. Se Dante, uomo del Medio Evo, cantava estasiato la bellezza soprannaturale della Vergine, l’uomo rinascimentale, più attaccato alla terra e a questa vita, si rifugia nella Madre Maria per non smarrire la via che conduce al Figlio salvatore.


Sergio Gaspari, smm





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